QUESTO BLOG E' CHIUSO
PER RAGGIUNTI LIMITI
DI SOPPORTAZIONE
DELL'INDIFFERENZA IN BRIANZA
PER LE QUESTIONI LEGATE ALLA
COLONIZZAZIONE DELLA
NDRANGHETA E PER L'ILLEGALITA'
DIFFUSA SIA FRA GLI IMPRENDITORI
CHE NELLA POLITICA.
OSSERVATORIO ANTIMAFIE DI MONZA E BRIANZA “PEPPINO IMPASTATO”
QUESTO BLOG E' CHIUSO
PER RAGGIUNTI LIMITI
DI SOPPORTAZIONE
DELL'INDIFFERENZA IN BRIANZA
PER LE QUESTIONI LEGATE ALLA
COLONIZZAZIONE DELLA
NDRANGHETA E PER L'ILLEGALITA'
DIFFUSA SIA FRA GLI IMPRENDITORI
CHE NELLA POLITICA.
A Monza
“urbanisticà” non fa rima con legalità
Nel
luglio 2020, a dieci anni dall’operazione “infinito” la D.ssa Alessandra Dolci,
Procuratore della DDA di Milano, in una intervista ad un settimanale monzese,
fra le altre, rilascia la seguente dichiarazione, alla domanda:
Come avviene il contatto della ’ndrangheta con gli imprenditori. E quali sono i settori in cui la criminalità organizzata è più presente?
“I settori sono quello storico dell’edilizia, quello della
logistica, delle cooperative di servizi, la ristorazione. Da un paio d’anni a
questa parte è forte l’interesse della criminalità organizzata, soprattutto
quella calabrese, alla gestione e trasformazione illecita dei rifiuti. Il reato
è punito con una pena modesta, da uno a sei anni, comporta consistenti guadagni
anche nel breve periodo e consente di rinsaldare legami con il mondo
imprenditoriale. Cercano di stringere alleanze con gli imprenditori di quel
settore: vediamo spesso soci occulti in società che gestiscono i rifiuti. Detto
questo, non voglio criminalizzare le società che operano in quel settore.”
Non meno importante, sono le innumerevoli
segnalazioni di imprenditori che non collaborano con la giustizia, ma si
rivolgono alle mafie per risolvere i loro problemi di liquidità e di
riscossione crediti. Dunque, l’urbanistica è uno dei terreni sui quali ci sono
appetiti ed attenzioni da più parti. Sta di fatto che la Regione Lombardia con la
legge n. 18 del 26 novembre 2019 sulla rigenerazione urbana, ha dato il via
libera alla cementificazione selvaggia del territorio lombardo. In questo
scenario sono stati attivati nella città di Monza una quarantina di progetti di
“rigenerazione urbana” che invece di restituire un po’ di riequilibrio
ambientale alla città rischiano comprometterne l’ecosistema. Sono nati molti comitati
spontanei di cittadini che si oppongono a queste scelte del sindaco Allevi, e ci
sono stati pronunciamenti di alcune Consulte di quartiere che hanno portato a
conoscenza della cittadinanza le problematiche di questa nuova ondata di
cemento in arrivo.
Ma in questa sede vogliamo affrontare la
questione di chi costruisce e quali sono gli anticorpi che l’amministrazione
comunale di Monza ha messo per evitare e prevenire le eventuali attenzioni dei
colletti bianchi delle mafie, con i loro trolley pieni di soldi grondanti di
sangue.
Verificato che il tema della legalità non ha
minimamente attraversato la discussione in Consiglio Comunale, siamo stati
chiamati ad attivare una attività di monitoraggio su chi fa che cosa e per
conto di chi. Con questo articolo partiamo dal quartiere San Fruttuoso oggetto
di due interventi rilevanti il progetto AT05 noto come i “grattacieli di via
Ticino” e il supermercato Aldi su viale Lombardia. La parte dei grattacieli
dovrebbe essere costruita su un bel parco, consumando suolo e negando sul
nascere le intenzioni della legge 18, che per altro è stata bloccata dal
TAR ed è al vaglio della Corte Costituzionale proprio per vizi di incostituzionalità.
Il supermercato su un’area di proprietà privata.
Ma chi sono i soggetti attuatori di questi interventi? Per quanto riguarda i grattacieli dovrebbe essere una società denominata DOMA srl che nell’assetto societario è composta da altre tre società. Quindi Doma srl appare essere prestanome perché sottoscriverà la convenzione, ma non è il soggetto attuatore principale. Invece per il supermercato il soggetto attuatore, sono addirittura un gruppo di persone fisiche che in piena pandemia, dove milioni di persone denunciano difficoltà economiche e chiedono ristori e sussidi, queste signore e questi signori mettono a disposizione centinaia di migliaia di euro per costruire un supermercato in una zona dove ce ne sono già cinque.
Noi crediamo che nelle pieghe di queste iniziative di “malaurbanistica” si possano nascondere interessi diversi da quelli “nobili” di fornire strutture e servizi alla comunità. Tenendo per altro conto che a Monza ci sono più 3.000 alloggi sfitti e decine di aree dismesse che potrebbero essere restituite alla comunità attraverso, istituzione di parchi, centri di aggregazione e luoghi per la socialità culturale e sportiva. Per altro tutti interventi che sarebbero previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e che potrebbero in maniera trasparente accendere ai finanziamenti del cosiddetto Next Generation UE.
Monza, a differenza del comune di Lissone, che è il terzo comune in Italia più cementificato al 77%, può mettere nei suoi calcoli verdi il Parco di Monza, ma al netto del Parco, Monza è cementificata oltre il 70% come Lissone. Allora visto che siamo nella pianura più inquinata d’Europa e la più colonizzata dalle mafie, sarebbe opportuno che chi amministra stia più attento come gestisce e governa il territorio perché oltre alla salute dei cittadini di Monza c’è anche la questione della Legalità. E proprio nel quartiere San Fruttuoso, dove gli assassini di Lea Garofalo, vittima della ndrangheta, hanno cercato di distruggerne il cadavere bruciandolo, ci si dovrebbe muovere con più prudenza e un senso più alto di rispetto per i beni comuni.
Admin, 15 marzo 2021
MONZA. IL PARTITO DEL MATTONE HA INIZIATO LA
CAMPAGNA ELETTORALE.
Solitamente le elezioni comunali la destra fascio-leghista e
mafiosa le vince sfruttando tre filoni di gestione della “res-publica”. Tasse,
urbanistica e sicurezza (intesa in senso sicuritario) non nel senso della
protezione sociale. Così nel 2017 la destra monzese cavalcò il “malcontento”
sulla presenza degli immigrati in via Asiago, nel quartiere di San Rocco
riuscendo nello storico risultato, dopo 70 anni di vincere le elezioni anche
nel quartiere definito “rosso” per antonomasia. Impresa storica perché gli
appartamenti in cui venivano stipati i migranti erano affittati da una società
che li concesse ad una cooperativa sociale che aveva l’appalto
dell’accoglienza; il patron della cooperativa era grande elettore proprio
dell’attuale sindaco. Quindi i cittadini di San Rocco, spalleggiati strumentalmente
da fascisti e dai leghisti, attaccavano la giunta Scanagatti; così i loro
mentori, di giorno facevano le manifestazioni anti immigrati e di notte si
prendevano i soldi dello Stato per l’accoglienza.
Nella primavera del 2022 a Monza si voterà per il nuovo
consiglio comunale e relativo sindaco. Dalle recenti discussioni emerse nell’assise
comunale sul PGT e le sue varianti, la destra monzese ha fatto proprie le aspettative
cementificatorie dei costruttori monzesi e non. Un nuovo tormentone elettorale attorno
al quale aggregare le associazioni imprenditoriali di categoria. Un esplicito
quanto gigantesco voto di scambio fra cementificazione della città e consenso
elettorale. A tale scopo sono iniziate nelle Consulte cittadine le schermaglie
con i vari comitati di cittadini (vedasi comunicato stampa del Coordinamento
Comitati cittadini del 12 febbraio 2021) che leggendo carte e delibere vedono
prendere forma il progetto devastante voluto da Allevi e dai manager del
mattone. Quindi dalla vicenda dell’ex cotonificio Scotti, ai grattaceli a San
Fruttuoso alla vicenda di Asfalti Brianza, per citarne solo alcune, si capisce
quale siano le alleanze politiche ed economiche che sindaco, Lega, FdI,
succedanei e lacché di varia natura, intendono attivare per continuare a
governare la città dal 2022 all 2027. Cinque anni per finire il lavoro; per compiere
il cosiddetto “sacco della città”.
Scomodarsi nello spiegare la scarsa lungimiranza di questi
amministratori è tempo perso, quando verifichi che piccoli costruttori, con
concessioni ad edificare per due piani, vendono appartamenti in condomini che propagandano
invece di quattro piani. Ed è talmente sfacciata l’azione di questi
“imprenditori” che non aspettano nemmeno l’attuazione delle varianti ma come, i
venditori di pentole (massimo rispetto) si lanciano nel business. Tanto però è bastato
per convincere i giudici del TAR Lombardia a bloccare la legge regionale sulla cosiddetta
“rigenerazione urbana”.
Così per incanto in alcuni quartieri, qui trattiamo la
situazione di San Fruttuoso, esplode la partecipazione alla vita delle Consulte
di Quartiere. Un fatto sicuramente positivo, ma con risvolti inquietanti. Così
scopri che questa insorgente volontà partecipativa anima soggetti legati
proprio al mondo dell’edilizia che fanno da gruppo di tallonamento per anonimi
cercatori di gloria nel campo dello sport e del “burraco”. Dal 2018 la Consulta
del Quartiere San Fruttuoso ha puntualizzato in verbali dei suoi lavori, oppure
in lettere aperte all’amministrazione, le priorità del quartiere che non hanno
mai trovato risposta (centro civico, biblioteca, ambulatorio sanitario e una
piazza). Recentemente è emersa la necessità, sollevata da alcune società
sportive, di avere anche un nuovo “impianto sportivo comunale”. Pur non essendo
una indicazione assunta dalla Consulta, e certamente condivisa da molti, per
magia sbucano soldi e i terreni su cui costruire, Centro Civico e palazzetto
comunale.
Così la corte dei miracoli, che ruota attorno all’assessorato
allo sport Arbizzoni (tutor del gruppo di nazisti di “lealtà e azione”) e a
quello dell’urbanistica Sassoli, ha trovato risorse economiche e territoriali
per soddisfare l’allegra congrega dei destrossi di quartiere; oggi gruppo di
pressione, domani fanclub elettorale. Tutte le priorità dell’organismo comunale
deputato, la Consulta di quartiere, sono finite in coda o nei cestini; vi
domanderete perché? Perché molto casualmente le aree su cui dovrebbe sorgere il
palazzetto dello sport e il centro civico sono contigue ai terreni su cui
Allevi e soci vogliono permettere la costruzione di ulteriore edilizia
residenziale ad alta quota, con anche grattacieli. Del resto, tutti lo sanno
che Monza da decenni vuole la sua “Défense” e
i suoi “boschi verticali”. Ma il caso vuole che la Consulta, in precisi
pronunciamenti nel 2020, abbia manifestato profondi dubbi e perplessità sulla
“colata di cemento” del “progetto Ticino” chiedendo chiarimenti e un confronto
coi cittadini, mai avviati dall’amministrazione. In compenso la Coordinatrice
della Consulta Giustina D’Addario è stata oggetto di minacce via Facebook e
continui atti di stalkeraggio da parte di esponenti nuovi iscritti alla
Consulta. Poco sono valse le distanze prese dall’assessore alla partita
Arbizzoni dagli ultras del cemento a San Fruttuoso. Appare sin troppo evidente
il tentativo in atto di delegittimare la Coordinatrice dell’attuale Consulta
per averne una docile ai voleri della banda del mattone.
Per
questo sorge spontaneo il sospetto sul cosiddetto “voto di scambio” dove alla
carota del centro sportivo corrisponde il bastone della colata di cemento in
una zona già congestionata e anche ambientalmente compromessa. Per anni i
cittadini di San Fruttuoso e Triante si sono battuti per avere il tunnel sotto
viale Lombardia allo scopo di ridurre traffico e l’inquinamento. Tutto sarebbe
inutile se passeranno questi progetti che prevedono circa 300 nuovi
appartamenti e quello che questo comporta. Dunque, Immobiliaristi e palazzinari,
spalleggiati dall’amministrazione Allevi sono in movimento, utilizzando la
greppia delle associazioni sportive nella quale poi andare a brucare consenso
elettorale.
Ma
potrebbe esserci anche dell’altro viste, le ultime dichiarazioni di
un’autorevole Magistrato della DDA di Milano, visto che Monza e Brianza sul
versante della gestione del territorio hanno fatto scuola in tutta la regione e
in Italia: https://www.wordnews.it/seregno-i-grandi-immobiliaristi-fanno-affari-con-la-ndrangheta-perche-conviene?fbclid=IwAR2PUQYjfbFA0f1h-2svH_UBiMO5qYjKXAXWF5fFxTSSbtCmZZ7eFvLbeqA
Admin,
23 febbraio 2021
Libro inchiesta
"L'onda nera nel Lambro"
Il caso Lombarda Petroli e lo sversamento abusivo di idrocarburi nel fiume Lambro
Autore Marco Fraceti
Prefazione di Vittorio Agnoletto
Recensione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici
Mimesis Edizioni
“L’onda nera nel Lambro. Il caso Lombarda Petroli e lo sversamento abusivo di idrocarburi” è un importante libro di inchiesta scritto dall’amico Marco Fraceti di cui ci ha fatto personalmente dono con una dedica che dimostra tutta la sua stima, per continuare a credere in “un altro mondo possibile”, parafrasando e ricollegandosi alla vita di impegno e sacrificio del nostro comune amico Vittorio Agnoletto.
Vittorio Agnoletto, medico in prima linea contro lo strapotere e le ingiustizie perpetrate dalla giunta della regione Lombardia, ha scritto la prefazione di questo libro che denuncia e racconta, attraverso una narrativa che esplica con forza e coraggio le vicende di un territorio dominato dalla malavita, inquietanti domande sui perché del “mondo di mezzo” che purtroppo ostacola prepotentemente la pace, il destino e la vita del nostro martoriato paese.
L’autore Marco Fraceti è giornalista e scrittore impegnato in inchieste sulle infiltrazioni mafiose in terra di Brianza. Ha collaborato con Radio Popolare e è direttore dell’Osservatorio Antimafia di Monza e Brianza intitolato a Peppino Impastato. Fraceti racconta e denuncia che nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 2010 una consistente, una mortifera, una abnorme onda nera, una quantità di tremila tonnellate di idrocarburi si riversa nel fiume Lambro, fuoriuscendo dai serbatoi di una azienda, la Lombarda Petroli a Villasanta, in provincia di Monza e Brianza.
In quella terribile e devastante notte, avviene uno degli scempi ambientali più disastrosi e gravi del nostro paese e il tutto con l’assenza di responsabilità e responsabili ancora ad oggi.
Marco Fraceti percorre indagini tramite piste non ancora battute che illuminano una vicenda davvero molto intricata, dove non si riescono a trovare i responsabili e a capire chi è stato e a dare risposte certe e concrete e attendibili. L’Autore effettua un’inchiesta autonoma e un’indagine parallela a quella svolta dalla Magistratura perché non si sofferma sulle apparenze e sulle risposte semplicistiche e non presta attenzione alle casualità e alle coincidenze. Con un impegno di indagine meticoloso e metodico e puntuale, l’autore verifica e analizza l’immane quantitativo di testimonianze e dati raccolti negli archivi e nei fascicoli giudiziari e li sovrappone con informazioni sul campo e con un’ampia mole di documenti e fascicoli di archivio provenienti da ulteriori inchieste giudiziarie condotte contro la criminalità organizzata nello stesso territorio: la Brianza. Dalle indagini dell’autore risulta, trapela e si pone in rilievo una impressionante cartina di tornasole di collusioni tra illegalità, politica e bieche manovre affaristiche che deviano e disturbano una condizione di pace nella vita della benestante provincia brianzola, in apparenza tranquilla e serena.
Marco Fraceti dedica il libro alle ragazze e ai ragazzi di Fridays For Future che con le loro azioni e il loro altruismo e attivismo costituiscono un’alternativa vera, valida e costruttiva per un mondo, una madre terra e per un’umanità sull’orlo del tracollo e del collasso.
a cura di Laura Tussi e Federico Cracolici